Pittore italiano. Apprendista presso il
mosaicista S. Zuccato, lavorò a Venezia nella bottega di G. Bellini prima
e in quella di Giorgione poi. Del 1506 circa è la
paletta di Anversa
(Anversa, Musée Royal des Beaux-Arts); di qualche anno successivi
sono il
Concerto (Firenze, galleria palatina), il
Cristo portacroce
(Venezia, scuola di San Rocco), gli affreschi del Fondaco dei Tedeschi
(1508-09) e gli affreschi della Scuola del Santo (Padova, 1511), che rivelano
una personalità già formata, incline alla drammaticità.
Dopo aver rifiutato l'invito di P. Bembo che gli offriva di trasferirsi a Roma
(1513),
T. lavorò per varie committenze, tra cui la Repubblica di
Venezia, per la quale iniziò a dipingere una
Battaglia per il
palazzo ducale (terminata nel 1538). Tra le opere di quegli anni, in cui si
manifestano una trionfante vitalità e una monumentalità di forme,
si ricordano anche:
Tre età (1512-13);
Amor sacro e amor
profano (1514-15);
Assunta per Santa Maria dei Frari (1516-18) e
pala Pesaro (1519-26);
pala Gozzi (1520);
Polittico
Averoldi (1522, Brescia, Santi Nazaro e Celso). Verso gli anni Venti, le
maggiori corti italiane ed europee iniziarono a contenderselo: così,
oltre alle tele mitologiche che dipinse per Alfonso d'Este (
Offerta a
Venere, 1518-19;
Bacco e Arianna, 1522-23;
Gli Andri, 1523-24)
e alla
Venere di Urbino (1538) che eseguì per Guidobaldo della
Rovere, ebbe occasione di realizzare numerosi ritratti (
Carlo V col cane,
1532-33;
Isabella d'Este, 1536;
Francesco Maria della Rovere e
Eleonora Gonzaga,
1537). Il viaggio a Roma del 1545-46 aprì
una nuova fase nella pittura di
T., in cui emerse un accentuato luminismo
(
Incoronazione di Spine, 1542-44;
Danae, 1545-46;
Paolo III con
i nipoti, 1546), mentre i soggiorni ad Augusta (1548 e 1550-51) segnarono un
allentamento dei rapporti con Venezia e impegni crescenti per Carlo V e Filippo
II di Spagna. In particolare, per il primo dipinse
Carlo V a cavallo
(1548) e la
Gloria (1551-54), mentre per il secondo tornò a
realizzare opere di soggetto mitologico (
Venere e Adone, 1554;
Diana e
Atteone e
Diana e Callisto, 1556-59;
Morte di Atteone,
1570-76). Le sue ultime opere (
Incoronazione di spine,
1570;
Supplizio di Marsia, 1570;
Pietà, 1576, dipinta per la
propria tomba e rimasta incompiuta), in armonia con la visione drammatica e
pessimistica dell'autore, evidenziarono la ricerca di una quasi totale
dissoluzione della forma. A
T. va riconosciuta una funzione preminente
nello sviluppo della scuola veneziana del Cinquencento (Pieve di Cadore, Belluno
1480 o 1488-90 - Venezia 1576).
Tiziano Vecellio: “Carlo V seduto” (Monaco, Alte Pinakothek)